Siamo ad Oslo e l’ispettrice Hanne Wilhelmsen dovrà scoprire chi ha ucciso quattro persone in un quartiere esclusivo della città.
Così inizia l’ultimo romanzo tradotto in Italia di Anne Holt, scrittrice di noir e gialli di fama mondiale, Quale verità, edito da Einaudi. Quest’opera giunge nel nostro Paese dieci anni dopo l’uscita in Norvegia, così come è quasi sempre avvenuto con i romanzi di questa autrice, e chissà quanto tempo passerà prima dell’uscita dell’ultimo capitolo di questa serie, uscito in patria nel 2008.
Hanne è una donna di grande carattere, capace di lavorare in un ambiente prettamente maschile e capace di farsi valere grazie alle sue indubbie qualità investigative, tanto da diventare un mentore per i giovani che sognano di diventare poliziotti a tutti gli effetti. Hanne è una donna che ha sempre saputo scindere l’ambiente lavorativo da quello casalingo e privato, tanto che nessuno conosce la sua vita, anche se in molti ne parlano. E quando torna tra le mura domestiche, Hanne è solo una donna che ama un’altra donna. Hanne infatti è lesbica.
Spesso si è parlato di quanto e come i libri di Anne Holt si potessero collocare nella narrativa a tematica lesbo, anche perché, a onor del vero, le sue opere vertono su tutt’altro, essendo dei veri e propri gialli. Certo è che la protagonista è omosessuale e questo ha un certo peso nelle sue relazioni lavorative e nella sua vita, specialmente guardando al suo passato. Avendo letto tutte le opere edite in Italia, posso però dire che, lungo tutta la serie, si nota e si legge una grande evoluzione del personaggio, come donna e come donna gay, ed è forse questo l’aspetto fondamentale laddove si leggano le opere della Holt in chiave ‘letteratura LGBT’. Hanne Wilhelmsen ha infatti un passato da scoprire, turbolento e fatto di dolori e di non accettazione, e ha un presente da costruire per arrivare a non nascondersi più con i colleghi, e in parte con se stessa. Così, oltre al noir, si leggerà una percorso formativo che la protagonista compie lungo l’arco di molti anni, e si scoprirà un’interiorità molto vicina a molte donne omosessuali specialmente in Italia.
Certamente per riuscire a leggere una serie di sette noir (otto, contando il volume non ancora edito in Italia) bisogna prima di tutto amare il genere, in perfetto stile scandinavo.
La domanda che spesso ricorre nell’ambiente omosessuale, per quanto concerne la Holt, è ‘Ma è simile a Stella Duffy?’. Io rispondo di no. Perché i gialli di Stella Duffy sono sicuramente meno tortuosi e complessi, in termini vaghi ‘più leggeri’, e perché la componente omosessuale è molto più accentuata, rimarcata e protagonista delle vicende. Ma se non avete ancora letto nulla di Anne Holt, fatelo al più presto, incominciando da La Dea Cieca per arrivare all’ultima opera, Quale verità, e non ve ne pentirete.
-Ady-